Terminator: Destino Oscuro – la nostra recensione

Terminator: Destino Oscuro è il sesto film della saga dei cyborg killer del futuro.
Però è il sequel del 2°.

Sono passati 35 anni esatti da quando abbiamo visto al cinema, per la prima volta, una palla di fulmini blu contenente un grosso austriaco nudo (leggi il nostro articolo su questa ricorrenza).
Terminator: Destino Oscuro (nei cinema italiani dal 31 ottobre), si pone come il sequel diretto di Terminator 2: Il Giorno del Giudizio, del 1991 (parliamo cioè, di uno dei film più clamorosi degli anni ’90!)
Destino Oscuro ha, quindi, un enorme ed incontrovertibile pregio: quello di cancellare dalla memoria di ogni essere senziente l’esistenza di Terminator: Genisys.
L’ultimo capitolo del franchise aveva creato un bel po’ di casini ed è bello sapere che, invece, si trattava di un brutto, brutto sogno.

Ma i pregi di questa pellicola diretta da Tim Miller (Deadpool) finiscono, perlopiù, qui.

Destino Oscuro 01
a saperlo, Commando lo interpretavo io, anzichè la Quercia.

Per quanto vedere una Sarah Connor cazzutissima (ed onestissimamente invecchiata) non possa che farci piacere, per quanto il film abbia una ‘sua’ logica e non sia noioso, per quanto ci siano un paio di sequenze di una tamarraggine esemplare (un ‘tamponamento aereo’!), non si puo’ fare a meno di constatare come si tratti della fiera dell’ovvio.
A parte la scena che ci spiega perchè Sarah sia così incazzata e che risponde anche ad una delle domande più ricorrenti, dal 1984 ad oggi.

La ricetta è quasi la stessa di 35/28 anni fa, con qualche ingrediente modificato rispetto a Terminator e Terminator: 2.
Come a dire: sappiamo che non siete scemi voi, lì seduti in sala.
Non lo siete, vero?

destino oscuro 04
faccio cose da supersoldatessa, ma ho le batterie che durano poco.

Ma, nel caso lo foste, ecco a cosa abbiamo pensato per voi.

Innanzitutto: girl-power al cubo.
Che, per non saper ne leggere ne scrivere, visto il particolare momento hollywoodiano, va sempre bene.
Una supersoldatessa potenziata ci viene spedita dal futuro per constrastare un cyborg killer che vuole uccidere la speranza dell’umanità.
Uellà, ci siamo svegliati creativi!
A parte che parliamo di una supersoldatessa (bada bene: non un soldato maschio, eh! Non come Kyle Reese, che poi non era nemmeno super, tra le altre cose) e che il cyborg non è un modello T-800 o T-1000, ma un Rev-9, io da qualche parte ho la sensazione di averla già sentita questa storia…
Sì, però non parliamo più di Skynet che manda robot assassini indietro nel tempo, ma di Legion.
Che è precisamente la stessa cosa di Skynet.
Ma si chiama Legion.

Per dire.

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bello il Terminator che lascia giù lo scheletro, che gli fa anche da chaffeur.

E poi la speranza dell’umanità nasce in Messico ed è costretta ad entrare illegalmente negli USA.
Capito la sottile allusione?
Già che Schwarzenegger non potrà mai essere Presidente degli Stati Uniti, facciamo vedere all’attuale Presidente che siamo tutti uguali, che non vogliamo più muri (e ce lo fanno vedere scritto sul muro, per essere certi che il messaggio passi) e insomma tutte quelle belle cose lì, da film impegnato e schierato!

Se ci infiliamo anche il classicissimo momento in cui un robot ruba il lavoro ad un uomo, abbiamo fatto bingo!

Capitolo Schwarzenegger.
Il Terminator vecchio, con casa, famiglia e lavoro.
Seconda ed ultima, nota positiva di Terminator: Destino Oscuro.
In un paio di frangenti è l’unico che tira su il livello, con certi scambi di battute e di occhiate che gli varrebbero bene un Oscar.
Ma a me basterebbe pure vederlo seduto 2 minuti in veranda, a fumare un sigaro, per giustificare il prezzo del biglietto del cinema. Quindi, forse, non faccio testo.
Però avrebbero potuto trovargli un finale un po’ meno scontato.
Tanto per rendergli un po’ giustizia.
Bastava poco, magari anche solo cambiare ambientazione, toh.

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Carl, il tappezziere.

Si parla di possibili sequel, visto anche il finale (originalissimo!) molto aperto.
Speriamo di no.
Ci ricorderemo di Destino Oscuro come del film che ha rimesso a posto le cose nel franchise (incespicando a più riprese nei paradossi temporali, ma chissenefrega!)
E tanto ci basterà.

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